Ian Robertson, famoso psicologo del Trinity College di Dublino ci guida in questo libro alla scoperta di una parte trascurata del nostro cervello: la sua straordinaria capacità di creare immagini mentali. L’idea è semplice. Nell’infanzia i bambini ragionano prevalentemente in modo non verbale. Il loro cervello lavora mediante le immagini, combinate per creare concetti. Non appena i bambini crescono, e in modo drammatico appena cominciano ad andare a scuola, il modo di ragionare cambia, passando dal mondo delle immagini a quello delle parole. La verbalizzazione dei concetti sostituisce la loro rappresentazione mediante immagini. Se da un lato questo consente di combinarli in modo rapido e potente, da un altro la loro rappresentazione verbale diviene un magro surrogato del loro corrispettivo immaginifico. Ben diverso è dire la parola cioccolato, come concetto e immaginarne invece l’aroma, il sapore la consistenza di una tavoletta. Nella lotta tra i due sistemi, quello verbale e quello delle immagini, il primo prevale e per la maggior parte degli adulti l’unico modo di ragionare e di interpretare la realtà è quello concettuale. Un flusso ininterrotto di parole scorre nelle nostre teste dove nei bambini scorreva un flusso di immagini.
Ian Robertson invita a recuperare questo aspetto sopito e potente del nostro cervello e descrive tutta una serie di contesti, da quello della creatività al mondo dello sport, alla medicina in cui l’uso di immagini mentali ottiene risultati o apre possibilità precluse alla mente puramente verbale.
Il libro è scritto con uno stile piacevole e divulgativo, tuttavia sempre fondato su fonti rigorosamente valide e documentate, rifuggendo dalle facili derive pseudo-scientifiche con cui spesso vengono trattati questi argomenti (si pensi solo all’utilizzo terapeutico della visualizzazione e delle immagini mentali).